QUELLI CHE CANTANO

Ricordiamo 
Ida Travi
L'aspetto orale della poesia
1° Anterem Edizioni 2000 - selez Premio Viareggio 2001
2°  Anterem Edizioni 2002
3°  Moretti& Vitali Editori 2007

Segnaliamo
Stefano Cappelli
Oralità e scrittura
Unicopli 2004

Oralità e scrittura di Cappelli Stefano



Descrizione:
Al centro di questa bibliografia è lo studio dei modelli di pensiero propri delle civiltà orali e le trasformazioni indotte dalla logica della scrittura. Una questione che coinvolge anche la riflessione filosofica: già Havelock aveva studiato le testimonianze sull'insegnamento orale di Socrate per poi continuare con Platone e tornare all'enigma della filosofia preplatonica. Accanto agli studi storico-filosofici vi è un secondo indirizzo, teoretico, inaugurato da Jacques Derrida. Data la vastità della letteratura sul rapporto fra oralità e scrittura, questo lavoro non include i riferimenti alle riviste e ai testi non tradotti in italiano, preferendo quelli più rappresentativi di un indirizzo e quelli capaci di offrire una sintesi esemplare.





SEGNALIAMO

SPARTI DAVIDE - IL CORPO SONORO. ORALITA' E SCRITTURA NEL JAZZ

IL CORPO SONORO. ORALITA' E SCRITTURA NEL JAZZ


Editore: Il Mulino
Collana: INTERSEZIONI3
Pubblicazione: 08/2007
Numero di pagine: 220

PREZZO: € 15,00



Descrizione
"Ho ascoltato il mio lavoro almeno una volta: quando l'ho scritto". Questa affermazione di Arnold Schönberg illustra bene la sua idea che l'esecutore serva solo a rendere la musica comprensibile per un pubblico tanto sfortunato da essere incapace di leggere le note a vista. In una simile prospettiva ogni esecuzione è una forma di corruzione rispetto all'ideale purezza dell'opera in sé. Come è emersa questa coincidenza fra partitura testuale e "vera" musica? E con quali conseguenze? Come è stato possibile che un caso limite di forma musicale, l'opera scritta, sia arrivato a costituire il paradigma con cui si pensa la musica in generale? Secondo Sparti, la tradizione europea, diversamente da quella di origine africana, non ha saputo cogliere nell'eccitazione di quella massa vibrante che è il corpo umano la fonte primaria dell'espressività musicale. Il jazz, nel quale opera ed esecutore coincidono, fa ascoltare una musica corporea "suonata" da pelle, bocca, lingua, labbra, braccia, torace, mani. Il jazzista valorizza così la funzione più nuda del linguaggio: "respiro sonoro che esce dalla carne".


SEGNALIAMO


la scheda illustrativa del libro RADIODRAMMA E ARTE RADIOFONICA Storia e funzioni della musica per radio in Italia Angela Ida De Benedictis collana: De Sono Tesi isbn: 978-88-7063-813-4 pagine: 376 data pubblicazione: marzo 2005 Una ricerca che trae origine dal quesito, antico quanto la radio stessa, se sia esistita o possa esistere un'arte specificamente radiofonica. L'indagine è condotta sul vasto e variegato repertorio dell'emittente nazionale in un periodo che va dal 1924 (anno di fondazione dell'URI) agli inizi degli anni Settanta, e si dipana attraverso l'esame sistematico di produzioni drammatiche della RAI finora mai esplorate con strumenti di analisi critico-scientifica, ricerche d'archivio condotte presso le sedi RAI di Roma e di Milano e in Fondazioni diverse, lo spoglio delle riviste radiofoniche nonché interviste con autori, tecnici e compositori. Dopo un'accurata ricostruzione del dibattito intorno alla politica culturale e alla produzione artistica della radiodiffusione italiana dalla fine degli anni Venti al secondo dopoguerra, si propone una teoria funzionale della musica nel radiodramma che, oltre a permettere una puntuale classificazione del repertorio considerato, offre stimolanti spunti per la definizione di un genere. Gli ultimi due capitoli sono dedicati alla storia del prix Italia e all'analisi degli eventi che portarono alla nascita dello studio di Fonologia, laboratorio elettronico della RAi di Milano fondato da Luciano Berio e Bruno Maderna. Chiude il volume una vasta selezione di documenti (soprattutto inediti) relativi agli argomenti presi in esame).


Poesia Orale: Tradizione e Improvvisazione di John Miles Foley - Fonte: Università degli Studi di Cagliari sabato 1 settembre 2007 di exeo La comunità scientifica internazionale usa spesso due termini per descrivere il funzionamento e la fenomenologia della poesia orale: uno è tradizione, l’altro è improvvisazione. Molto spesso questi termini vengono impiegati in modo differente da diversi gruppi di studiosi, tanto che il risultato può essere in qualche modo ambiguo. Per esempio, gli studiosi di folklore del Nord America tendono a pensare alla "tradizione" come a qualcosa di fisso e immutabile, e giudicano tale concetto inadatto a rappresentare fedelmente il mondo della poesia orale, che cambia continuamente a seconda dell’umore e degli intenti dell’esecutore e, specialmente, in riferimento al suo rapporto diretto col pubblico. Ma altri folkloristi e antropologi (per esempio Milman Parry, Albert Lord e la scuola di ricerca definita "oral-formulaic", orale formulativa), così come la maggior parte degli studiosi europei, africani e asiatici, interpretano la tradizione come un fenomeno flessibile e adattabile. Loro sostengono che la tradizione cambia continuamente, e che si tratti di un cambiamento sistematico, proprio come quello del linguaggio stesso. Differenze analoghe nascono con la "improvvisazione". Ancora una volta alcuni studiosi nord americani sconsigliano l’uso di questo termine in riferimento alla poesia orale poiché pensano ad essa come ad una creazione de novo, cioè, una esecuzione che sia integralmente nuova ed autosufficiente. E, ovviamente, non è questo il caso della poesia orale. Ma per molti studiosi europei, e per altri, "improvvisazione" designa un processo che funziona all’interno di un insieme di regole compositive. Gli esecutori improvvisano, e creano una poesia orale mai esistita prima, tuttavia compongono tale poesia secondo delle regole ben precise che sono caratteristiche per ogni genere (di qualsiasi tipo siano tali regole – musicali, ritmiche, sillabiche, strumentali, gestuali, etc.). Naturalmente, ogni genere avrà il suo sistema di regole ed ogni esecutore avrà il suo stile e le sue caratteristiche estetiche, ma l’improvvisazione avviene sempre all’interno della tradizione poetica orale.   CONFABULA Gruppo di narratori che svolge un lavoro di racconto improvvisato di fiabe tradizionali (sono una ventina le fiabe in repertorio), dove la trama diventa il canovaccio da seguire nell’improvvisazione. Il racconto avviene in gruppo: da due fino a sette sono i narratori coinvolti nell’esperienza narrativa, che ha le sue radici nella tradizione del racconto orale; i narratori si affidano al proprio corpo, alla propria voce e al luogo in cui si trovano, per dar vita alla storia. Attivo dal 1990, attualmente il Confabula raggruppa dieci narratrici e narratori che costantemente desiderano approfondire la ricerca sull’oralità, affidandosi all’esperienza di artisti esterni al gruppo: sin qui, particolarmente illuminanti gli incontri con Roberto Anglisani, Hassane Kassì Kouyaté, Didier Kowarsky, Laura Curino, e alcuni scritti teorici di Marco Baliani. Il Confabula ha sede organizzativa ad Arzo.
COS'E' LA VOCE?
Ecco, per caso ho trovato online cosa quelli che cantano (o suonano) pensano della voce!
Edumus Forum » Canto
Tecnica vocale, repertorio, interpreti, studio dei brani e tutte le discussioni specifiche riguardanti i cantanti.

Che cos'è la voce?
Inviato da: lucastinger
Data: 09 novembre 2007, 07:09

Ciao a tutti.
.... In fondo il canto, l'espressione vocale, la voce, sono oltre che parti della mia professione, soprattutto la mia passione, i miei oggetti di studio tecnico-artistico, di approfondimento, aggiornamento, tentando di guardare sempre il tutto da varie angolazioni per capire tutti gli approcci...ma anche questo potrebbe (sicuramente) poco interessare.
Dicevo "la voce".
Ci siamo mai chiesti COS'E' LA VOCE? Lo abbiamo mai domandato a noi stessi? Che risposte ci siamo dati?
Lancio questa provocazione, questa domanda che mi faccio spesso ed alla quale trovo sempre risposte nuove, forse perchè una sola risposta non c'è... sono le sette alle 07:07 del mattino e sono sveglio già da tre ore...si vede che ho bisogno di riflettere anche su questo sempre più spesso.
Buona giornata e buon "uso della voce a tutti".


Re: Che cos'è la voce?
Inviato da: vAgo
Data: 09 novembre 2007, 09:51

la voce secondo me e' un qualcosa da ritrovare....un po' come la fanciullezza...
spesso gli avvenimenti le persone che ci circondano...il rapporto con gli altri...condizionano l'essere...la voce ha come marmo l'aria che espiriamo...che in realta' ci tiene in vita...
i suoni le parole il canto sono per forza condizionati da cio' che dentro ci constringe ci inibisce...perche' cio' che da forma a quel marmo sono mani invisibili...che a me piace pensare siano le mani del cuore....
In molte culture il fiato...e' la parte piu' intima in grado di guarire...
In alcuni rituali esorcistici si alita sul povero posseduto...rifacendo agli insegnamenti di Gesu'.
...Una delle frasi piu' romantiche scritte e' 'I m vurria addurmi' vicin o ciat tuogl'...
...Il mio maestro mi disse una volta che il lavoro che facevamo serviva a tirare fuori la mia voce e non questa di pinco o di pallo...
Altra cosa che mi disse che un bel timbro l'avrei ottenuto dalla giusta coordinazione tra fiato e corde...
Come se mi avesse detto che la mia voce era frutto dell'equilibrio tra la mia anima(fiato) ed il mio essere(corde)...
Ritrovare la voce farla risuonare in tutto lo spazio circostante e' frutto di una ricerca tesa ad eliminare tutto il superfluo...facendo aderire perfettamente il nostro io all'universo!
sto da fuori pure io :)

Re: Che cos'è la voce?
Inviato da: frisina
Data: 11 novembre 2007, 17:16

La voce può essere un'arma potente, capace di unire i vicini ai lontani facendoli vibrare all'unisono per la bellezza della sua natura. La speranza è che la nostra musica, anche se in piccolissima parte, possa contribuire al compimento di questo prodigio.


Re: Che cos'è la voce?
Inviato da: Melchiorre
Data: 14 novembre 2007, 09:21

Secondo me la voce è quella che udiamo nelle stanze d'albergo prima di una recita. La sentiamo arrivare da lontano come all'interno di una sordina. La voce è quella del cantante nostro vicino di stanza che si esercita e cerca continuamente l'identità dei suoi suoni. nelle stanze d'albergo si possono imparare i vocalizzi più incredibili e mai sentiti all'interno dello studio del proprio maestro. Salti, quinte, none, arpeggi...ahimè... beneeee...e frasi d'amore impostate...spesso sono cantanti che durante la recita non cantano più di una frase : "la cena è pronta", oppure "l'ora" del carceriere di Tosca.
La voce è quella impostata che continui a sentire per strada mentre ti avvii in teatro per lo spettacolo, ed è sempre il nostro vicino di stanza che ti batte la mano sulla spalla e con voce altisonante ti dice : Come vaaaa? Beneeee! risponde lui stesso.
La voce è quella che continui a sentire per ore nei camerini prima della recita, ed è sempre il tuo vicino di stanza che si esercita ad impostare la voce e a ripassare la frase che dovrà cantare. La voce è quella che sul palcoscenico non odi più perché il tuo vicino di stanza l'ha persa e al momento dell'attacco è fuori tempo e dalla sua bocca esce soltanto un rumore.


Re: Che cos'è la voce?
Inviato da: DavidatorXXX
Data: 15 novembre 2007, 09:18

Io facevo una riflessione qualche tempo fa. Che mi faceva comprendere il grande miracolo della voce cantata. Noi diamo per scontato di poter intonare una nota eppure... vi rendete conto che se emetto un La, preciso, si verifica una delle due cose: 1 o vuol dire che riusciamo a comandare a delle piccolissime parti del nostro organismo di vibrare per un certo numero di volte in una piccolissima frazione di secondo ed è davvero incredibile 2 o creiamo un fenomeno fisico con la sola forza del pensiero dato che la nota esce ... come la pensi. Tutto ciò lo trovo assolutamente straordinario.
La voce è di per sè una cosa molto intima, che viene da dentro, che sfrutta sofisticatissimi meccanismi fonatori, ma in più viene davvero dall'anima che la controlla e la rende artistica.


Re: Che cos'è la voce?
Inviato da: cocodix
Data: 18 novembre 2007, 04:36

Melchiorre Ha scritto:
-------------------------------------------------------
> Secondo me la voce è quella che udiamo nelle
> stanze d'albergo prima di una recita. La sentiamo
> arrivare da lontano come all'interno di una
> sordina. La voce è quella del cantante nostro
> vicino di stanza che si esercita e cerca
> continuamente l'identità dei suoi suoni. nelle
> stanze d'albergo si possono imparare i vocalizzi
> più incredibili e mai sentiti all'interno dello
> studio del proprio maestro. Salti, quinte, none,
> arpeggi...ahimè... beneeee...e frasi d'amore
> impostate...spesso sono cantanti che durante la
> recita non cantano più di una frase : "la cena è
> pronta", oppure "l'ora" del carceriere di Tosca.
> La voce è quella impostata che continui a sentire
> per strada mentre ti avvii in teatro per lo
> spettacolo, ed è sempre il nostro vicino di stanza
> che ti batte la mano sulla spalla e con voce
> altisonante ti dice : Come vaaaa? Beneeee!
> risponde lui stesso.
> La voce è quella che continui a sentire per ore
> nei camerini prima della recita, ed è sempre il
> tuo vicino di stanza che si esercita ad impostare
> la voce e a ripassare la frase che dovrà cantare.
> La voce è quella che sul palcoscenico non odi più
> perché il tuo vicino di stanza l'ha persa e al
> momento dell'attacco è fuori tempo e dalla sua
> bocca esce soltanto un rumore.


Sei un'artista eccezzzzionale! questa è poesia!!! Bravo!


Re: Che cos'è la voce?
Inviato da: sweetiedave
Data: 19 novembre 2007, 23:31

L'unico modo per trovare quello che sei realmente. Un libro su cui è scritta la tua storia. Un ponte tra coscienza (recente acquisizione dell'uomo) ed essenza.
Voice is sounding breath, the audible sign of life (Jespersen).
Una delle poche entità umane che non cerca la forza nella violenza, anzi, che con la violenza perde forza. E' vibrazione: del liquido cerebro-spinale, delle corde vocali o dell'anima non importa.
E' un'eco di Dio nell'uomo - e non solo per i 3000, 5000 ed 8000 Hertz delle formanti.
E' un togliere la maschera (anche se magari qualcuno in maschera ci canta o ci parla).
E' il veicolo dell'energia cosmica, perchè Orfeo quando cantava era mediatore tra cielo e terra, perchè lo spirito creatore in Australia ha creato tutto cantando, perchè l'inizio della vita in India è Nada, il suono primordiale, perchè all'inizio c'era solo il Verbo.
E' il primo nutrimento del bambino nel grembo della madre, è il primo strumento che usi quando nasci per esprimere la vita.
E' il più grande traguardo dell'uomo che ha trasformato uno strumento di difesa dalla morte (la laringe) in uno strumento per esaltare la vita.
E' il punto d'incontro tra l'umano e il divino. In una parola, può essere solo una preghiera.

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