Il Manifesto 07.04.2007
Giampiero Neri, il dono della
grandezza è nel minuscolo | nota di Ida Travi
Via provinciale, l'ultima
silloge di Giampiero Neri pubblicata per Garzanti
POESIA IN PROSA? A leggere Via
provinciale (Garzanti pp. 81, euro 16) una cosa è certa: i versi di
Giampiero Neri procedono senza a capo, in forma personalissima.
Giampiero Neri è nome d’arte.
Italia anni Cinquanta, e in famiglia i letterari sono due: i fratelli Giampiero
e Giuseppe Pontiggia. Li unisce l’ammirazione per i grandi narratori
dell’Ottocento e del Novecento. Nella biblioteca del padre Giampiero è attratto
dai Ricordi entomologici del naturalista Jean-Henri Fabre e lo sguardo
incantato da entomologo resterà in lui per sempre.
Poesia sarà una foglia, il
movimento di un insetto, la figura di un uomo che cammina. E non secondarie,
nella formazione, saranno le ore del dopolavoro trascorse sugli scritti di Lao
Tzu: una misura ferma, antidoto al mutamento e al dolore.
A METÀ ANNI SETTANTA Neri affida la prima silloge a Guanda (L’aspetto
occidentale del vestito) e dopo i fondamentali titoli per Mondadori, ora
consegna a Garzanti Via provinciale, libro in cui torna ai luoghi della
sua adolescenza: la vecchia scuola, l’Hotel Cavalieri, il professor Fumagalli,
l’amico Nene, l’insegnante di musica. Tra le righe si incontrano Cechov,
Fenoglio e Stendhal. E Henri-Jean Fabre, naturalmente, e qualche insetto,
qualche cavalletta della specie comune. I versi vanno a fine riga: in fondo si
tratta sempre e solo di cercare l’inizio, l’istante. Riflettere sì, ma non
troppo: il tempo fugge ed è sempre una sconfitta: «Chi riflette appartiene agli
sconfitti: Sulla sconfitta si riflette e nella vittoria si festeggia». E
intorno allo sconfitto la memoria crea un avamposto in cui si vive da
meravigliati.
La poesia di Neri è qualcosa di immenso che accade in qualcosa
di piccolo, sotto lo sguardo di un osservatore. Tutto è fermo nel ricordo, ma
ecco, lo zampettare di un insetto, e la campagna, il paese, la città,
l’ufficio: l’essere umano è salvo. Fino al Bar Bosisio, fino alla scuola Sulla
via provinciale. Tu guarda, dice il poeta, e nel descrivere, non fare il furbo:
il gesto dell’abbellimento trasforma ciò che è in atto in una rovina.
LA POETICA DI NERI è chiara: la
poesia non si fa con la poesia. La poesia è l’ingresso in aula del professor
Fumagalli, o una donna sdraiata in un giardino pubblico, cioè la badante
ucraina del vicino, scesa a prendere il sole. La poesia si fa con il giorno che
si apre e poi si chiude, si fa con la violenza della storia, che si apre e poi
si chiude, come una guerra, come una notizia. Anzi, è una notizia. Come quando
si scendeva all’edicola: «era il 25 luglio del ’43. Anche noi prendemmo il
giornale».
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